Il lavoro della psicologa a Torino: intervista alla Dottoressa Angela Saponaro

Il lavoro della psicologa a Torino: intervista alla Dottoressa Angela Saponaro

Oggi intervistiamo la dott.ssa Angela Saponaro che, insieme alle dottoresse Maria Iannì e Lisa Reano, porta avanti la bella realtà dello studio di psicologia e psicoterapia Con.Te di Torino.

Come nasce lo Studio Psicologo di Torino?

È figlio di una precedente associazione, Altri Percorsi, che aveva finalità di progettazione e sostegno per individui e territorio. Ad un certo punto, siamo nel 2015, tre psicoterapeute dell'associazione (io, Lisa e Maria) abbiamo pensato di strutturare un vero e proprio Studio per accompagnare le persone in percorsi di psicoterapia. La cosa è venuta naturale e devo dire che ci siamo sempre trovate bene tra di noi in questi anni.

Quando hai capito che avresti fatto la psicoterapeuta a Torino?

Bella domanda. Credo di averci pensato concretamente da adolescente. Quello che mi stava a cuore era l'idea di fare qualcosa per l'altro, per la società, fare in modo che il mestiere che avrei fatto fosse un mestiere utile.

Inizialmente non pensavo ancora alla psicoterapia. La prima ispirazione era stata lo sviluppo della cultura della legalità.

Venendo da un contesto del Sud, che era intriso di una cultura non sempre legale, avevo un forte desiderio di attivismo. Sicuramente quello è stato il primo embrione.

È stata una decisione sofferta, perché ahimè all’epoca non c’era una Facoltà di Psicologia in Puglia e quindi mi sono dovuta trasferire a frequentare Psicologia qui a Torino. Ma alla fine sono contenta della scelta, perché ho fatto quello che volevo fare.

Per tanto tempo mi sono occupata di comunità. Adesso sono più orientata al lavoro sul singolo. Con il passare degli anni mi sono resa conto sempre di più che, se vuoi cambiare qualcosa a livello di comunità, devi puntare a creare benessere nel singolo individuo.

Sei specializzata in Psicoterapia Sistemico-Relazionale. Immagino che sia su di essa che si basino i princìpi che orientano il tuo lavoro. Ce ne puoi parlare?

La Psicoterapia Sistemico-Relazionale nasce come terapia della famiglia, per poi evolversi come terapia anche individuale o di coppia, ma centrata comunque sulla relazione. La lente con cui questo tipo di psicoterapia osserva le problematiche psicologiche del paziente si focalizza sulle relazione che il paziente ha con chi gli sta vicino e col contesto.

Lo psicoterapeuta sistemico-relazionale vede il sintomo non tanto come un problema individuale, ma soprattutto come la manifestazione di un disagio dell'intero contesto in cui questo si esprime.

Sul vostro blog c’è un interessante articolo in cui spieghi di cosa si occupa la Psicoterapia Sistemico-Relazionale

Personalmente hanno attirato la mia attenzione tre espressioni: omeostasioggetti fluttuanti storia familiare anche transgenerazionale

Sono curioso di saperne di più e curioso di sapere come possano aiutare ad arricchire un percorso terapeutico.

Cominciamo con l’omeostasi.

L’omeostasi è di per sé un termine scientifico e indica la tendenza del sistema a conservare l’equilibrio delle proprie caratteristiche nonostante i cambiamenti esterni. Ma una persona o un sistema familiare spesso hanno bisogno di cambiare e da lì può nascere un disagio. A volte il sistema cambia perché avviene un cambiamento strutturale, come può essere un lutto, una separazione o la perdita del lavoro e anche da lì può nascere un disagio. Per cambiare si deve passare attraverso la sperimentazione di nuove modalità di azione e di interazione che non sempre il singolo, la coppia e la famiglia riescono ad effettuare autonomamente. È qui che interviene lo psicoterapeuta.

Gli oggetti fluttuanti cosa sono? Sembra qualcosa di magico.

No, nulla a che fare con la magia. Sono delle tecniche finalizzate a stimolare la creatività.

La creatività non è qui intesa come qualcosa di finalizzato a se stesso, ma è uno strumento necessario per crearsi una narrazione diversa del proprio vissuto, per spostare l’attenzione dalla propria logica ad un’altra. E se tu riesci a spostare l’attenzione su un altro livello, puoi sbloccare la riflessione e il lavoro terapeutico introducendo visioni nuove e differenti punti di vista sulle interazioni.

Capisco infine che la Psicoterapia Sistemico-Relazionale si occupi di storia familiare, ma è quel “transgenerazionale” che mi incuriosisce.

Il nostro sviluppo, come dicevo, non è decontestualizzato. Il contesto in cui si vive trasmette valori e miti che ci condizionano. Non possiamo prescindere da quella che è la nostra storia, anche a livello di generazioni. Il genogramma in particolare costituisce uno strumento molto potente a servizio dello psicologo sistemico-relazionale finalizzato a ripercorrere la storia generazionale dell’individuo, della coppia e della famiglia.

Consulenza psicologica, sostegno psicologico e percorso di psicoterapia. Sul vostro sito presentate questi come i vostri tre principali servizi offerti. MI puoi spiegare in cosa si differenziano?

Si parte dalla consulenza, che sono i primi colloqui valutativi. Poi si decide insieme alla persona che cosa fare e come continuare.

È importante ricordare che lo studio è composto da tre psicoterapeute, che hanno tre formazioni differenti e questo rappresenta un valore aggiunto molto importante per chi si rivolge a noi.

In primis perché questo ci consente di accogliere le persone nella maniera migliore, proprio perché abbiamo più competenze a disposizione.

Inoltre perché il confronto fra noi tre è costante e questo ci permette di dare risposte più complete e più articolate anche durante il prosieguo della terapia. Il tutto ovviamente nel pieno rispetto della privacy del paziente.

Ritieni che nella nostra società ci siano ancora resistenze al rivolgersi ad uno psicoterapeuta?

Direi di sì. Certamente c’è la questione economica.

Però penso ci sia in gioco anche uno sbarramento culturale importante.

Si ritiene normale che, se ho male ad un ginocchio, devo andare da un ortopedico, ma se c’è qualcosa che non fluisce nella mia vita, devo farcela da solo. Non è così.

Da quello che ho potuto vedere negli anni ognuno ha comunque un proprio punto soggettivo, un momento preciso in cui dice “sì, adesso ho bisogno di uno psicologo”. In quel momento, se la ritieni una cosa necessaria, la fai.

Immagino che una delle paure sia quella di intraprendere un percorso che possa non finire mai. Come si decide quando una terapia è finita?

Ma no, non è così! La terapia si misura in base agli obiettivi.

Gli obiettivi si “contrattano” a inizio terapia e, quando sono raggiunti, ci si saluta.

Ciò che è importante è definirli già in fase di consulenza anche se, in base alle esigenze, le persone possono anche rimodularli in corso d’opera.

Ancora un paio di domande e abbiamo finito.

Questi ultimi anni sono stati difficili un po’ per tutti. Quanto la pandemia ha influito sulla salute mentale in generale?

Ha avuto molta influenza, soprattutto sui giovanissimi. Per un discreto periodo di tempo i nostri ragazzi non hanno avuto “normali” relazioni e questo ha mutato alcuni parametri di crescita.

In generale il Covid ha costituito una importante variabile di complessità che si è aggiunta a quelle preesistenti.

La pandemia ha portato anche al diffondersi delle terapie online, che personalmente ho sempre trovato di serie B rispetto alla terapia in presenza. Cosa ne pensi?

Non la vedo così. Dall’esperienza che abbiamo avuto in studio, le terapie online funzionano. Il contatto in presenza rimane sempre la miglior scelta possibile, però in molti casi funziona molto bene anche il colloquio online.

Ti faccio un esempio: l’expat che cerca lo psicologo madrelingua italiano. A noi si sono rivolte molte persone che, una volta trasferite all’estero e magari non ancora in pieno possesso delle sfumature della nuova lingua, hanno avuto bisogno di uno psicoterapeuta italiano anche per comunanza di retroterra culturale e di significati.

Da questo punto di vista il Covid ha avuto il pregio di farci riflettere a 360 gradi sul concetto di accessibilità.

L'online consente di non rendere discriminatorie le terapie di cura.

Ho in terapia diverse persone che viaggiano spesso e hanno comunque bisogno delle sessioni. Lo stesso discorso vale anche se uno ha problemi di salute e necessita comunque di un colloquio.

Il Covid ha avuto almeno questo lato positivo.

Chiudiamo in leggerezza. Ti chiedo di nominare un libro o un film che ti senti di consigliare a chi ci sta leggendo o che comunque rappresentino il lavoro che svolgi.

Mh. Domanda interessante.

Direi “Encanto” della Disney. È la perfetta esemplificazione dei ruoli riconosciuti nei sistemi familiari dalla terapia della famiglia. Bellissimo!

Non posso poi non citare “Mary Poppins”, che rappresenta un perfetto intervento terapeutico effettuato all’interno di una famiglia. Mary Poppins entra in relazione coi bambini e i genitori portando questi ultimi a valorizzare ed esercitare al meglio le proprie capacità genitoriali. Il suo intervento ricrea la giusta comunicazione familiare. Praticamente una terapeuta sistemica!

Lascia un commento
Accetto l'informativa sulla privacy

Articoli Correlati

scegliere psicologo a torino
Scegliere il migliore psicologo a Torino: cosa valutare?

Scegliere uno psicologo o una psicologa, visto l’elevato numero di professionisti che esercitano a Torino, può essere difficile soprattutto per chi non ha mai avuto esperienza in tal senso.

Leggi tutto
psicologo e psicoterapeuta
Psicologo e psicoterapeuta: qual è la differenza?

Con queste righe vorremmo descrivervi nel modo più chiaro possibile le caratteristiche e le specifiche dello Psicologo e dello Psicoterapeuta.

Leggi tutto
psicoterapia di coppia
La psicoterapia di coppia

La psicoterapia di coppia diviene auspicabile quando due persone, con una relazione affettiva che le lega, attraversano un momento di conflittualità  che potrebbe portarle ad un allontanamento.

Leggi tutto
Chiedere aiuto è il primo passo per stare meglioPrenota un colloquio