La famiglia è il luogo in cui si sviluppano le relazioni maggiormente significative, il sistema di riferimento principale per lo sviluppo emotivo di una persona. Non può però essere considerata come entità a sé stante. Deve sempre essere messa in relazione al contesto di riferimento così come essere considerata in termini trigenerazionali (nonni, genitori e figli) per comprenderne appieno lo sviluppo. Quest'ultimo avviene attraverso un ciclo vitale (Haley, 1973) che dalla formazione della coppia si evolve verso la nascita dei figli, l'adolescenza, lo svincolo dei figli e la vecchiaia.
Lo sviluppo del sistema familiare passa attraverso degli eventi che implicano una riorganizzazione della famiglia stessa al fine di consentire il passaggio alla fase successiva. Alcuni di questi eventi possono essere definiti normativi poiché prevedibili; altri invece sono paranormativi perché non prevedibili in un normale processo di sviluppo (ad es. un incidente o la morte di un figlio).
La riorganizzazione della famiglia può avvenire in maniera disfunzionale e può capitare che gli eventi generino un malessere che rende complicate le interazioni.
Può anche succedere che uno dei componenti della famiglia traduca il malessere producendo un sintomo: in termini sistemico-relazionali questa persona viene chiamata "paziente designato". Su di lui convergono le attenzioni degli altri membri della famiglia che distolgono lo sguardo dai conflitti e dalle difficoltà relazionali che potrebbero mettere in pericolo la famiglia stessa. In tal senso, il paziente designato cerca, in maniera del tutto inconsapevole, di proteggere il sistema.
La terapia della famiglia punta l'attenzione sull'organizzazione delle relazioni e della comunicazione della famiglia, sulla fase del ciclo vitale che questa attraversa e sulla funzione del sintomo senza trascurare il contesto e la dimensione trigenerazionale. Il terapeuta della famiglia prende in carico l'intero nucleo familiare per supportarne la riorganizzazione.