Si sente spesso parlare di depressione, al punto che il termine rischia di essere abusato e sovrautilizzato per definire stati d'animo, disagi o disturbi che poco hanno a che fare con quella che la letteratura scientifica definisce come Depressione maggiore o Disturbo depressivo maggiore.
Frequentemente sentiamo dire "mi sento giù, sono depresso" in relazione a vissuti transitori di tristezza e malinconia che di per sé non possono definirsi, da un punto di vista clinico, Depressione. Qualcosa di simile accade rispetto a sentimenti di insoddisfazione o frustrazione per obiettivi esistenziali a breve o lungo termine non raggiunti. Seppur spiacevoli, questi sono vissuti che possono presentarsi a ciascuno di noi nel corso della propria vita, soprattutto di fronte a situazioni particolari. Per esempio è "normale" sentirsi tristi e malinconici dopo una recente rottura relazionale; facilmente un licenziamento è vissuto con rabbia, frustrazione, tristezza e smarrimento; una bocciatura a scuola o ad un esame universitario possono innescare vissuti di inadeguatezza e sentimenti ansiosi, un lutto genera frequentemente tristezza, malinconia e disorientamento, e così via.
Generalmente le persone reagiscono agli alti e bassi della vita ricorrendo alle proprie risorse personali e alla propria capacità di fronteggiare le difficoltà , e quando ciò non è sufficiente sanno chiedere e utilizzare il sostegno dei propri cari per condividere e affrontare periodi negativi. Periodi di tristezza rappresentano un aspetto connaturato all'esperienza umana e, per quanto spiacevoli e fonte di sofferenza, solitamente non comportano di per sé una compromissione del funzionamento relazionale, sociale e lavorativo dell'individuo, come invece accade nel caso della Depressione.
Certamente le difficoltà economiche dell'ultimo decennio, la scarsità di offerta lavorativa, il sempre più intenso isolamento dell'individuo e delle famiglie nella società e pure la labilità dei rapporti interpersonali possono generare, più frequentemente che in passato, tristezza, sentimenti di inadeguatezza, vissuti di insoddisfazione personale e/o professionale, timore per il futuro, ecc.
Di per sé però questi elementi non generano automaticamente lo sviluppo di una Depressione, soprattutto se la persona può contare su buone capacità di adattamento, risorse positive interne e una buona rete sociale di supporto.
Sono vissuti di cui prendersi comunque cura, come ferite da disinfettare per non rischiare infezioni, prevenendo così il rischio che pensieri e vissuti spiacevoli si cristallizzino, cronicizzandosi nel tempo.
Come affrontare la depressione?
Come prendersene cura? Per esempio rinnovando spazi e momenti da dedicare a interessi e piaceri soggettivi o condivisi; coltivando hobby; rilanciando la propria progettualità ; condividendo con i propri cari il proprio bagaglio di fatiche e sofferenze. Queste strategie non potranno eliminare magicamente le difficoltà , ma un peso, se condiviso, si alleggerisce un po'.
In alcuni casi la consulenza e il sostegno dello psicologo possono essere di aiuto nel rilanciare le risorse soggettive, favorendo prospettive nuove e/o alternative da cui guardare la propria sofferenza.
Prossimamente proveremo a delineare ulteriormente le caratteristiche che differenziano la Depressione maggiore, intesa in termini clinici, da quella che nel linguaggio comune viene spesso indicata come depressione. Fermo restando che ogni situazione è differente, perché unica e soggettiva, e un articolo non può sostituire la consulenza di un professionista.