Sono due i modi in cui il lavoro dello psicoterapeuta continua al di fuori dello studio: contemporaneamente allo svolgimento della psicoterapia, cioè nel tempo che non viene dedicato ai colloqui e dopo la conclusione della psicoterapia, nella vita quotidiana del cliente stesso. Prima di affrontare tali questioni, è necessario rivolgere l'attenzione agli elementi che contraddistinguono un buon percorso di psicoterapia che, solo se vissuto come tale, può incidere positivamente sulla vita dei clienti.
Scegliere lo psicoterapeuta
Il primo passo corrisponde alla scelta dello psicoterapeuta. Vivere in una grande città aumenta le possibilità di trovare professionisti qualificati e con diversa formazione e preparazione. Tuttavia, proprio per questa ragione, scegliere uno psicoterapeuta a Torino può diventare un compito complesso. Non mi dilungherò su questo argomento poiché della scelta dello psicologo-psicoterapeuta abbiamo parlato in un articolo precedente. Darò per scontato che si sia intrapreso un percorso con un professionista con cui ci si sente a proprio agio, che si ritiene preparato, che ispira fiducia e che abbia un atteggiamento professionale e accogliente. Altro presupposto per un buon lavoro di psicoterapia è che il cliente abbia consapevolezza delle proprie difficoltà e che sia motivato a mettersi in gioco per risolverle. Tuttavia, se le idee relative a come affrontare il problema e a quale obiettivo tendere fossero confuse, un buon professionista saprebbe aiutare a mettere in parole e a definire la domanda nonché l'obiettivo del lavoro, in modo che il cliente sia sempre in grado di valutare gli effetti del percorso sul proprio quotidiano.
Il lavoro dello psicoterapeuta
Ma veniamo al tema di questo articolo. Innanzitutto è necessario spiegare cosa voglia dire che il lavoro possa continuare al di fuori dello studio. Il legame che si crea con lo psicoterapeuta e gli obiettivi con lui/lei concordati consentono di lavorare sulle difficoltà del cliente attraverso delle modalità e tecniche specifiche che i professionisti apprendono durante il training di formazione.
Per quanto la metodologia di intervento possa variare, i segnali per valutare le ricadute positive del lavoro sono gli stessi. Impegnarsi da cliente in una psicoterapia vuol dire mettersi in gioco in prima persona nella propria vita con modalità nuove. Ci si arriva gradualmente e gli indici per valutarlo sono i più variegati. Ad esempio, durante i colloqui, si potrebbero individuare delle nuove strategie decidendo poi di sperimentarle nella propria vita, sapendo di poter contare sul supporto dello spazio della psicoterapia; ancora, ci si potrebbe sentire più sereni e consapevoli dei propri bisogni e dei propri obiettivi o anche più forti nelle relazioni, ad esempio, riuscendo a prendere distanza fisica o emotiva dalle persone o dalle situazioni che procurano dolore; ci si potrebbe sentire più capaci di comprendere e perdonare o ancora di confrontarsi pur non perdendo di vista le proprie esigenze. Tutto questo può voler dire che le capacità di mobilitare le proprie risorse e di ascoltare i propri bisogni stanno crescendo: ecco, quindi, che la persona sta beneficiando del percorso di psicoterapia imparando ad applicarne i risultati nel quotidiano. Ma gli effetti di un buon lavoro di psicoterapia possono manifestarsi anche dopo la conclusione del percorso: le consapevolezze cui si è giunti, le nuove esperienze fatte e le risorse mobilitate possono diventare centrali per le situazioni affrontate successivamente. In tal caso, probabilmente un cliente si dirà soddisfatto del percorso intrapreso, sarà consapevole del lavoro svolto e dei risultati raggiunti e sentirà di poter continuare a "crescere" a volte da solo e a volte sapendo chiedere aiuto. Sarà , inoltre, supportato in questo dal dialogo interno con lo psicoterapeuta che si sarà sviluppato nell'ambito del lavoro svolto. Potrebbe capitare, infatti, che la persona si trovi a chiedersi cosa avrebbe detto il suo psicoterapeuta in una certa occasione e che sia in grado di darsi la risposta senza rivolgersi al professionista stesso.