Nel precedente articolo ho brevemente descritto i principi alla base delle malattie psicosomatiche e come si manifestano, colpendo specifici organi. La malattia arriva con la sua forza di rottura e separa il tempo in un "Prima" e in un "Adesso", doloroso e confuso. La vita scorreva tranquillamente quando, all'improvviso, ecco un banale raffreddore che ci debilita esageratamente, un dolore muscoloscheletrico ci porta dritti in ospedale oppure un'anemia che ci indebolisce e ci obbliga ad angosciose ricerche diagnostiche.
Tuttavia un'osservazione più attenta può rivelarci che la nostra vita non scorreva proprio del tutto tranquilla ma la crisi, anche quando è preannunciata da mille segnali, ci coglie sempre di sorpresa. Il corpo ci ha giocato un brutto scherzo... può fallire... non è più un luogo sicuro, anzi! ci ostacola, ci rovina la giornata. Nelle malattie somatiche l'ansia, la sofferenza, le emozioni troppo dolorose, per poter essere vissute e sentite, trovano una via di scarico immediata nel soma (il disturbo); lontanissimi dall'idea che possa avere un qualsiasi senso, anche solo biologico, viviamo con dolore, e disorientamento.
Nel presente articolo ho il piacere di fare alcune riflessioni con i nostri lettori rispetto alla cura di tali disturbi.
Come si curano i disturbi psicosomatici?
Se abbiamo letto il sopraccitato articolo la risposta è semplice, pur facendo riferimento ad un tema particolarmente complesso. Trattandosi di una vera e propria malattia che ha un'origine multifattoriale è utile che l'intervento sia multidisciplinare: medico-farmacologico e psicoterapeutico. L'esperienza professionale come psicologa e psicoterapeuta a Torino mi porta ad affermare che, nella quasi totalità dei casi, coloro che si presentano nello studio di uno psicologo o psicoterapeuta hanno già eseguito numerosi esami diagnostici o interventi terapeutici di varia natura. Generalmente, queste persone, però non hanno ricevuto i benefici sperati, le aspettative sono state disattese o hanno avuto importanti ricadute fisiche con conseguenti sofferenze emotive e psicologiche.
Quindi ci si trova spesso di fronte a racconti tipo:
"... dottoressa, non so più cosa fare! Mi ritrovo costantemente a fare esami clinici di approfondimento... ... si... in effetti mi è stata diagnosticata un'ulcera... .faccio le terapie prescritte, ho modificato anche il mio stile di vita... .ma non trovo validi miglioramenti... .mi sento frustrata ed impotente... .non posso pensare di vivere così tutta la mia vita!"
O ancora:
"... finché sono sul posto di lavoro tutto va bene, non ho sintomi particolari... .poi però... .appena arrivo a casa, arriva il week end o le ferie... .tutti i dolori del mondo sono i miei,... .mal di testa fortissimi, dolori addominali, nausea, spossatezza,... .ho fatto alcuni esami clinici... .in effetti non sono proprio a posto... .ma non riesco a capire per quale motivo a lavoro non sto male... e quando mi posso riposare e divertire inizio a soffrire!".
Questi sono solo alcuni classici esempi di sofferenza, fatica e frustrazione che vivono le persone con disturbi psicosomatici.
Prima di addentrarmi nella cura voglio solo sottolineare il dolore fisico, emotivo e spesso relazionale a cui vanno incontro; il fatto che siano problemi psicosomatici spesso li imbatte in giudizi e commenti del tipo "tutto dipende dalla tua testa", "mettiti d'impegno a capire cosa c'è che non va e perché ti succede sempre", "prova a rilassarti e non pensarci più e vedrai che le cose si sistemeranno", "hai provato a fare ... .?". Non è esattamente così! E tutti questi commenti, opinioni e consigli non fanno altro che incrementare il disagio, il senso di impotenza e la rabbia, che a volte ha anche il sapore del senso di colpa.
Prendersi cura di un disturbo psicosomatico significa, in primis, prendersi cura della persona nella sua totalità , non vivisezionare, non separare il corpo dalla mente, i pensieri dalle emozioni, attività che invece queste persone sono diventate sempre più abili a fare. E allora succede che, pur di trovare una soluzione, ci si accanisca solo con interventi medici o farmacologici, esami clinici, diagnosi su diagnosi, ignorando tutto ciò che riguarda la dimensione mentale, emotiva e psicologica. Allontanare i sintomi con i farmaci, trascurarli, eccedere nel cercare un senso a tutti i costi durante la fase acuta sono atteggiamenti che possono far restare una crisi soltanto tale: è necessario, invece, avvicinarsi con uno sguardo olistico in una visione psicosomatica, al fine di far sì che ciò possa costituire un momento di partenza, una nuova rinascita.
Trattamento e cura: lo psicoterapeuta può essere d'aiuto?
La psicoterapia delle malattie psicosomatiche è un ambito delicato, che non può trovare esaurienti risposte in ipotetici e diretti legami tra mondo somatico e psichico, nella considerazione impropria che la manifestazione somatica sia il linguaggio dell'inconscio. Al primo colloquio psicologico è molto importante, quindi, che il cliente si presenti al terapeuta con tutta la sua cartella clinica, descrivendone gli step ed arricchendo di eventuali particolari. Laddove si accerti che non vi sia un'origine solamente organica può essere, dunque, molto utile che lo psicoterapeuta imposti una rete di cura con gli altri specialisti, eventualmente confrontandosi rispetto al progetto terapeutico. I punti cardine della terapia sono: la cura costante dei sintomi fisici (ambito medico), la cura delle ricadute sull'umore (psicoterapia e se necessario intervento farmacologico), la consapevolezza del conflitto inconsapevole e la fiducia nella realizzazione del cambiamento concreto (psicoterapia). Considerata la cronicità dei sintomi fisici non ci si deve aspettare una guarigione immediata e completa poiché sarà graduale, dentro ad un contesto di cure pazienti e controlli periodici.
Spesso il paziente psicosomatico si presenta con un buon adattamento alla realtà , con un pensiero sempre ricco di fatti e di cose e povero in emozioni; con fatica riferisce sentimenti quali rabbia, paura, delusione, scontentezza, insoddisfazione e mostra difficoltà a far venire alla luce le emozioni. Tutte le capacità difensive tendono a tener lontani contenuti psichici inaccettabili, a costo di distruggere il proprio corpo, non immaginando una possibile connessione tra il sintomo e le emozioni o i vissuti.
Nella somatizzazione è contenuto, infatti, un conflitto che lacera: è indispensabile trovarlo, andando a ripercorrere la situazione esistenziale da cui sono partiti i sintomi. Il cambiamento concreto avviene dopo aver accettato i propri bisogni, fatto chiarezza e abbandonato modalità malsane.
Da un intervento circoscritto alla situazione attuale, fonte di stress e disagio, si passa all'analisi della causa (o concause) origine del disturbo psicosomatico rileggendo, per quanto concerne la dimensione psicologica, il suo funzionamento e, quindi, mettendo a fuoco come certi giudizi, comportamenti, credenze costituiscano il substrato su cui poggia la malattia psicosomatica.
Si può ritenere che, sotto un profilo terapeutico, l'indagine psicosomatica si venga a configurare come un lavoro di accompagnamento verso la ricerca di inconsapevoli legami esistenti tra le esperienze presenti e passate, dentro ad un paziente lavoro di integrazione dei contenuti emotivi, cognitivi e comportamentali che compaiono durante le seduta di psicoterapia. Tutto ciò può essere vissuto come una riattualizzazione di un'esperienza precoce che ha lasciato scoperte sofferenze e assenze alle quali la terapia tenta di rispondere, ricercando nuovi vissuti e significati rispetto al "là e allora" e al "qui e ora".
Concludo esortando coloro che, a seguito di accurate indagini mediche, sospettano di soffrire di un disturbo psicosomatico a dare valore e dignità alla dimensione emotiva e psicologica, assumendo una visione integrata ed unitaria di se stessi... .. d'altronde la domanda sorge spontanea... .. esiste un buon motivo per prendersi cura del proprio corpo e non della propria mente e della propria psiche... .???